A Roma venni la prima volta nel 1976, a 19 anni, senza kitarra ma col sacco a pelo, durante uno dei miei viaggi in autostop, e c ritornai a più riprese, facendo la spola con la Liguria. Nell’inverno 1976/77 lavorai x 5 mesi come venditore abusivo d musicassette d contrabbando alla stazione Termini.
Dal mio marciapiede, dove tenevo il banketto e da dove sparavo a tutto volume, dallo stereo d automobile, i diski d Rino Gaetano, dei Deep Purple, d Simon&Garfunkel (mentre tutt’intorno i ragazzotti napoletani dei banki concorrenti mandavano solo roba partenopea: Sergio Bruni, Mario Merola ecc.), vedevo transitare da piazza Esedra in giù, lungo via Cavour, le manifestazioni oceanike del Movimento del ’77.
Nel febbraio-marzo 1978 – ultimo anno d gloria del sogno hippie – passavo i pomeriggi a piazza Navona a farmi le canne e ad ascoltare, seduto x terra in mezzo a un cerkio di ragazzi colorati e rapiti, un giovane cantautore romano, ke veniva regolarmente a suonare le sue canzoni, in piedi – dakké era piccoletto – su una delle tante pankine della piazza.
Aveva un anno solo più d me, ma possedeva una maturità artistica ed espressiva ke io, all’epoca, nn me la sognavo neppure: il grande Mario Salis – primo e unico vero cantautore d piazza Navona. Poki anni dopo, nel 1981, Mario si è sposato e si è stabilito in Francia, a Metz in Lorena, dove insegna musica nelle scuole e dove organizza annualmente il bellisssimo festival dei poeti “Teranova” (cui ho avuto il piacere gudurioso d partecipare nel 2005: esperienza indimenticabile). Così facendo, scomparendo all’improvviso dalla scena, Mario, volente o nolente, creò il mito intorno alla sua xsona. Le sue canzoni, specialmente quelle degli anni Settanta – “Sulla strada d Ginevra”, “La noia”, e la storica “Piazza Navona”, lucido scorcio generazionale sull’Italia dell’epoca – ma poi, col tempo, anke molte nuove – la bellissima “Loro come me”, e poi certe arie popolari come “Evviva gli emigranti” – sono state cantate in piazza x anni, e nn solo da noi, buskers professionisti, ma xfino, nel corso d tutti gli Ottanta, da tanti semplici ragazzi ke frequentavano la piazza con le kitarre a tracolla e ke avevano conosciuto Mario solo attraverso d noi e attraverso le sue canzoni. Nel 2006, trovandomi con una inaspettata disponibilità d denaro, ho finanziato il suo cd: “La nave del deserto”.
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