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Photo du rédacteurMario Salis

La storia di Anastasia







Mi chiamo Anastasiia, ho 21 anni, quest’estate mi sono laureata in giurisprudenza presso l’Università aerospaziale nazionale Zhukovsky “Kharkiv Aviation Institute”. Contemporaneamente ho studiato al dipartimento militare della facoltà degli ufficiali di riserva, ma sfortunatamente quest’anno non ho potuto diplomarmi e lo farò l’anno prossimo.

Il 24 febbraio 2022 ha cambiato completamente la mia vita. E quando i miei compagni di scuola si stavano diplomando al dipartimento militare, io ero sotto l’occupazione dell’esercito della Federazione Russa. In totale, ho vissuto sotto occupazione per 5 mesi.

Per le vacanze di Capodanno, sono andata dai miei genitori nella città di Izium, nella regione di Kharkiv. Quando le vacanze sono finite, il numero dei casi di Covid è aumentato e ho deciso di restarci, dato che avevo la possibilità di studiare a distanza.

Avrei dovuto tornare a Kharkiv il 28 febbraio (a proposito, è il mio compleanno), ma la Federazione Russa ha rovinato i miei piani per farlo. Il 24 febbraio, tutto è iniziato alle 4 del mattino. Sono stata svegliata dal rumore delle esplosioni, ho pensato di aver avuto un incubo. Navigando su internet ho visto che il presidente della Federazione Russa avevano lanciato un’operazione militare speciale.

I miei genitori ed io abbiamo iniziato subito a raccogliere le cose necessarie, i documenti, le medicine, ed abbiamo portato tutto nel seminterrato. Più tardi, il mio ragazzo mi ha chiamata, è un militare, era a Mariupol al momento dell’invasione su vasta scala. Ero molto spaventata, piangevo mentre gli parlavo, ero molto preoccupata per lui. Ha detto sarebbe andato tutto bene. Non sapevamo cosa ci stava aspettando dopo.

Intorno alle 9:00 dello stesso giorno, sono andata con i miei genitori a fare la spesa, durante il giorno tutto andava bene e le esplosioni si sentivano lontano da noi.

Per diversi giorni abbiamo aiutato i militari ucraini: abbiamo cucinato per loro insieme ad altri residenti.

Ho festeggiato il mio compleanno, il 28 febbraio, in un seminterrato freddo, ero vestita con diversi strati di pantaloni e un maglione, una giacca calda, e coperte. Ho festeggiato il mio compleanno in questo modo perché è stata la notte tra il 27 e il 28 febbraio che l’esercito di Putin ha bombardato per la prima volta la città di Izium. Non hanno sparato a strutture militari, ma a case con civili, a supermercati. E da quel momento, i continui bombardamenti non si sono fermati.

Il giorno dopo il nostro riscaldamento ha smesso di funzionare, era il primo marzo, faceva freddo fuori, ed avevamo la stessa temperatura dentro casa. Siamo riusciti a riscaldare la casa con una piccola stufa, non è adatta al riscaldamento costante. Nonostante stessimo usando questo elettrodomestico, in casa faceva ancora molto freddo. Dormivamo vestiti, sotto diverse coperte, indossavamo tre paia di calzini caldi e tenevamo vicino le nostre giacche perché, nel caso i bombardamenti fossero iniziati, avremmo potuto indossarli rapidamente e correre nel seminterrato.

Per diverse settimane, l’esercito della Federazione Russa ci ha costantemente bombardato dagli aerei. Quando ci siamo nascosti nel seminterrato, le porte erano chiuse bene, ma si sono comunque spalancate a causa delle esplosioni. In meno di un’ora si sentivano almeno 10 sirene, e bombe che esplodevano.

Il 3 marzo hanno bombardato la torre che forniva luce, acqua e comunicazioni. Di conseguenza, dal 3 marzo siamo rimasti senza riscaldamento, acqua, elettricità, comunicazioni mobili e Internet. Non sapevamo niente. Niente di niente. Per prendere l’acqua dovevamo camminare fino al pozzo, distante 200 metri, e durante il giorno si facevano molti viaggi per andare a prendere l’acqua. Fra concittadini ci siamo aiutati a vicenda, per quanto potevamo. Alcuni di loro hanno portato il pane e aiuti umanitari.

Una volta, mentre i cittadini pacifici stavano ricevendo il pane, le truppe di putin hanno bombardarono quel posto, sono morte molte persone che volevano solo prendere il pane per mangiare qualcosa.

Bisognava andare in un’altra città per prendere le medicine e il cibo, a Izium tutti i negozi e le farmacie erano chiusi e non c’era niente. Io e i miei genitori decidemmo di andarci, ma non abbiamo potuto comprare niente, perché in quei negozi non c’era niente. Non potevamo neppure tornare a casa con la nostra macchina, perché mentre stavamo tornando il ponte è stato fatto saltare in aria e non era possibile raggiungere l’altra sponda del fiume, dove vivevamo. Pertanto, siamo stati costretti a lasciare l’auto a degli amici dei miei genitori e siamo tornati a casa a piedi. In seguito abbiamo scoperto che i militari russi hanno rubato la nostra macchina, che era parcheggiata dall’altra parte della città. Semplicemente hanno aperto la porta, si sono seduti e sono partiti.

Le auto che rubavano sono state semplicemente abbandonate in condizioni orribili. Nella nostra macchina hanno bucato tutte le ruote, hanno rubato tutto all’interno e quando non ha più funzionato, l’hanno lasciata tra i cespugli. Siamo riusciti a ritirare l’auto, ma le condizioni erano terribili.

Tempo dopo, quando fu occupata una parte della mia città, abbiamo sentito i russi sparare un proiettile verso la parte della città dove si trovava l’esercito ucraino. Ci sono state molte sparatorie, era spaventoso uscire di casa, perché “potrebbero iniziare i bombardamenti e dovresti andare nel seminterrato” (gli avvisi arrivano così in Ucraina). Comunque, anche il camminare fino al seminterrato potrebbe essere l’ultima cosa che fai.

Una famiglia stava correndo dalla casa al seminterrato durante i bombardamenti, ma, purtroppo, non hanno fatto in tempo a raggiungerlo e l’intera famiglia è morta, si è salvato solo un bambino di 4 anni. Rimasto in vita senza la madre, la sorella, la nonna e il nonno.

Ogni giorno vivevo con una terribile paura. Prima di andare a letto mi chiedevo: “Mi sveglierò domani? Avrò un domani?“

La risposta la sapevo solo la mattina, quando mi svegliavo e mi dicevo: “Oh, sono viva, grazie”.

Alla fine, la gente del posto ha trovato una rete di telefonia cellulare, ma era pessima, la connessione era costantemente interrotta. In quell’occasione ho scoperto che il mio ragazzo era costantemente sotto tiro a Mariupol, la città era quasi circondata. In quel momento ho sentito dolore, volevo urlare.

Quando le truppe di Putin hanno occupato completamente la città di Izium, hanno guidato i loro veicoli per le strade, sono entrati in ogni casa, controllavano tutto. Dovevamo nasconderci. Nasconderci nel nostro paese, a casa nostra. Perché dopo le atrocità avvenute a Bucha e Irpin, eravamo molto spaventati. Mi sono nascosta nel divano. Come mai? Solo per vivere!

Le medicine stavano finendo, in ospedale l’esercito della Federazione Russa ha concesso 5 medicine a persona. Ora, facendo i conti, i miei nonni prendono medicinali due volte al giorno, la loro vita dipende da questi medicinali. Se i militari danno loro 5 compresse, saranno sufficienti per soli 2 giorni e mezzo…

Cos’è successo dopo? Le persone potevano spostarsi tra le città occupate, ma non ovunque.

Dopo qualche tempo, l’esercito russo ha iniziato a bombardare la città, sparavano contro le case dove vivevano persone pacifiche e i proiettili russi cadevano ovunque. Uno è caduto nel giardino di mia nonna, è miracolosamente sopravvissuta, ma il cortile è devastato e tutte le finestre di casa sue sono andate in frantumi. L’inverno arriverà presto, non c’è ancora il riscaldamento, e nemmeno le finestre. Dovremmo essere congelati in inverno a causa dei militari di Putin?

Inoltre, un altro proiettile è caduto davanti a casa nostra, anche noi non abbiamo più le finestre, il vetro di una finestra mi ha colpito una gamba, per fortuna non ha raggiunto l’arteria. Mi sono stati fatti 4 punti sulla gamba. Ora c’è il marchio dell’esercito russo che rimarrà per sempre sulla mia pelle.

Dopo un po’ di tempo sono riuscita a collegarmi a internet. Ho visto che il mio ragazzo mi aveva mandato un video, ci sono voluti 3 giorni per scaricarlo, la connessione era lentissima… In quel video, ha detto che Mariupol era completamente circondata e che si trovava ad Azovstal, che avevano bisogno di mangiare e bere. Ma non avevano niente. Non avevano forza, perdevano conoscenza per la fame, ma continuarono a proteggere i civili, hanno continuato a combattere.

È grazie a loro se ora il grano ucraino viene esportato nel mondo, e se siamo vivi. Non sono terroristi, sono Eroi. Hanno trattenuto un nemico che era più grande e più forte in quel momento. Hanno protetto ciascuno di noi a costo della propria vita. Azovstal ha resistito a più di 30 bombardamenti aerei ogni giorno, bombardamenti continui.

Sarebbe bello aggiungere questo video, che è personale, ma poco dopo ho scoperto che il mio ragazzo è stato fatto prigioniero, che il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha garantito per la loro vita e un ulteriore scambio.

Quando ho scoperto della cattura, non sapevo cosa fare. Ho capito che la prigionia significa tortura ed abuso. Lo capivo benissimo, perché nella nostra città quegli uomini che venivano portati via per essere interrogati, venivano picchiati, torturati con la corrente elettrica, alcuni di loro venivano restituiti a malapena vivi, altri non venivano restituiti.

Dopo questa notizia, mi sento tutt’ora devastata. Mi chiedo costantemente: “Come sta il mio ragazzo? Cosa mangia? Come dorme? Come posso aiutarlo?” Ma non ci sono risposte.

Ho avuto una vita meravigliosa prima della guerra, ora non so cosa farò dopo.

Poche settimane prima della mia partenza dal territorio occupato, iniziarono a volare gli elicotteri. Volavano costantemente e molto bassi. All’inizio ci siamo sdraiati a terra perché non sapevamo se ci avrebbero bombardato o perché stavano volando. Avevamo paura. Volavano in tondo o volavano per bombardare l’est dell’Ucraina. A volte sembrava che potessero toccare il tetto della casa.

Di recente, sono riuscita a lasciare l’inferno di 5 mesi di occupazione, 5 mesi di paura e sparatorie, 5 mesi di “pace russa”. Siamo riusciti a partire grazie all’aiuto della Croce Rossa ucraina.

Quando sono arrivata in territorio ucraino, ho iniziato a piangere. Non volevo farlo, ma sono scoppiata in lacrime. Mi sono semplicemente alzata in piedi e ho pianto in silenzio.

Ora ho l’opportunità di guardare i video di Mariupol e Azovstal, dove si trovava il mio ragazzo. È impossibile guardare senza lacrime. Inoltre, l’ho visto su un video che i russi hanno mostrato dalla prigionia, viene picchiato, è emaciato, ferito. I russi non seguono regole, accordi, non hanno valori.

Dal 24 aprile non ho avuto alcuna informazione sul mio ragazzo e posso solo immaginare le sue condizioni. Per tutto il tempo della prigionia, né lui né altri soldati ucraini sono stati autorizzati a chiamare i loro parenti. I difensori ucraini sono in prigionia da 3 mesi, senza nessuna informazione, nessuna azione da parte dei garanti di preservare le loro vite.

Per quanto tempo rimarranno in cattività i difensori di Azovstal?

L’Ucraina ha bisogno di loro, li aspettiamo a casa, per noi sono la cosa più preziosa. Siamo tutti molto orgogliosi di tutti coloro che sono attualmente in prigionia. Gridiamo al mondo intero “Aiuto!”. Aiutaci a liberare i nostri parenti dalla prigionia, e riportarli a casa vivi.

Forse vi chiederete come faccio a resistere ancora, cosa mi aiuta. Il mio ragazzo una volta mi ha regalato una bambola, si chiama Alice, quando sono spaventata e sconvolta è sempre al mio fianco. Immagino che sto abbracciando il mio ragazzo e mi sento meglio. Ma voglio davvero abbracciare il mio ragazzo, non una bambola, stargli accanto, tenergli la mano, ascoltarlo e dire, dopo sei mesi di guerra “ti amo”. Queste semplici 2 parole, sono così difficili da ascoltare ora, nell’era della tecnologia.

Non riesco proprio a crederci. Sembra di essere in un incubo. Lo chiamo e gli scrivo continuamente. Ma non ottengo risposta. Ho un cellulare, ho la possibilità di comunicare e ho internet, ma, nel 21° secolo, non riesco a comunicare con la persona che amo a causa dell’arrivo di una tribù di cannibali.

So che non può leggere i miei messaggi, il suo telefono è spento, ma continuo a farlo, continuo a credere e ad aspettare. So che centinaia di famiglie di difensori ucraini fanno come me, sanno che i loro parenti non possono rispondere al telefono, ma loro continuano a chiamare e scrivere.

Mondo, per favore, ascoltaci! Aiutaci a riportare a casa vivi i nostri difensori dell’Azovstal. Abbiamo bisogno di loro.

Credo che oggi ci siano tutti gli strumenti necessari per questo. Anche a livello internazionale. Ecco perché è abbastanza difficile credere che non sia possibile soddisfare le garanzie sulla vita e sulla salute dei prigionieri di guerra con l’aiuto delle organizzazioni internazionali.

Perché le organizzazioni internazionali evitano di adempiere alle loro responsabilità dirette?

Non è chiaro che la responsabilità per la vita e la salute dei prigionieri di guerra è sulle spalle di questi garanti?

Le loro mani sono sporche del sangue di quei soldati uccisi a Olenivka. La responsabilità per non aver protetto i prigionieri di guerra ce l’hanno sia gli assassini del Cremlino che coloro che avevano garantito la sicurezza dei militari ucraini.

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