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Photo du rédacteurMario Salis

KYEVO PEČERS’KA LAVRA


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i, 7 gennaio, si è svolto un evento molto significativo per l’Ucraina: per la prima volta in più di trecento anni, la Chiesa ortodossa ucraina ha fatto una divina liturgia natalizia al Kyevo Pečers’ka Lavra, il più grande monumento cristiano del nostro Paese.


Un’antica leggenda racconta che il santo apostolo Andrea, durante il suo viaggio con la predicazione cristiana nella terra degli Sciti, benedisse le rive del Dnipro e si rivolse ai suoi discepoli con le parole: “Vedete questi monti? La grazia di Dio risplenderà su queste colline e qui deve esserci una grande città, e Dio edificherà qui molte chiese”.


Kyevo Pečers’ka Lavra o il Monastero delle Grotte di Kyiv fu fondato sulla riva destra del Dnipro nel 1051, durante il regno di Yaroslav il Saggio, dai monaci Antonio e Teodosio.

Poco a poco, il monastero iniziò a crescere, e quando il numero dei monaci superò il centinaio, il principe Izyaslav di Kyiv diede loro una montagna sopra le grotte. Successivamente, nel 1058, vi fu costruita la prima chiesa in legno in onore dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.


Nel 1073-1078 al suo posto fu costruita la Cattedrale dell’Assunzione, il tempio principale del Kyevo Pečers’ka Lavra. Durante la seconda guerra mondiale, la cattedrale fu distrutta da un’esplosione. Con la ritirata delle truppe sovietiche da Kyiv, il 16 e il 17 settembre 1941, la cattedrale fu segretamente minata da una squadra speciale della 18° divisione dell’NKVD, e il 3 novembre un gruppo di sabotaggio fece saltare in aria la chiesa.

Già nell’XI secolo il monastero divenne il centro della diffusione del cristianesimo nello stato della Rus’ di Kyiv.


La vita dei fondatori e dei monaci del monastero di Kyevo Pečers’ka Lavra viene percepita come un’impresa morale: la devozione dei monaci e il loro ascetismo hanno fatto sì che i credenti provassero sentimenti di rispetto non solo nei loro confronti, ma anche del cristianesimo in generale. Ciò determinò l’impegno delle autorità nei confronti dei monasteri; i principi di Kyiv sostennero i monaci donando loro oro, argento e terre.


Grazie a tale sostegno, dentro le mura del monastero, i monaci costruirono chiese di grande bellezza ed eleganza che attirarono pellegrini da tutto il mondo ortodosso.

Negli anni, il Kyevo Pečers’ka Lavra è diventato il centro degli studi e della sapienza.

Il monastero di Pechersk ha dato un contributo estremamente ampio allo sviluppo della cultura ucraina. Nell’ XI secolo, ivi nacquero le prime cronache. Il primo storico del nostro Paese, Nestor Litopysets, visse e lavorò tra le mura del monastero.


Per secoli, sul territorio del Kyevo Pečers’ka Lavra, furono eseguite costruzioni su larga scala. Alla fine del XII secolo, mura difensive furono erette intorno al Lavra (nel 1240 vennero distrutte dalle orde mongole). Nel 1698-1701 furono costruite parallelamente le nuove mura della fortezza con feritoie e torri. Nel 1731-1744 fu costruito un grande campanile la cui altezza è di 96,52 m.


La maggior parte degli edifici di allora risale ai secoli XVII-XVIII; questi sono splendidi esempi dell’architettura barocca ucraina.

Oggi, la Riserva storica e culturale nazionale di Kyevo Pečers’ka Lavra è il più grande complesso museale dell’Ucraina, dove sono concentrati 144 edifici, 122 dei quali sono monumenti di storia e cultura. Tra questi ci sono 2 complessi sotterranei unici, templi, monumenti architettonici dei secoli XI e XIX e numerosi spazi espositivi.

Tenendo conto dell’esclusività dell’insieme architettonico, del ruolo del Lavra nello sviluppo della cultura ucraina e mondiale, della scienza e dell’istruzione, la 14° sessione del Comitato Internazionale dell’UNESCO, nel 1994 ha incluso il Kyevo Pečers’ka Lavra nella “Lista UNESCO del Patrimonio Culturale Mondiale”.


L’occupazione del Kyevo Pečers’ka Lavra da parte di Mosca.

Come possiamo vedere, il Kyevo Pečers’ka Lavra è un monumento eccezionale non solo della cultura ucraina e slava, ma anche della cultura mondiale. È diventato un simbolo del cristianesimo sul territorio dell’Europa orientale, ed è questo che ha maggiormente attratto Mosca, che ha cercato in tutti i modi di estendere le sue radici storiche fino ai tempi della Rus’ di Kyiv.


Dopo 140 anni di mancato riconoscimento da parte di Costantinopoli, Mosca, tuttavia, grazie a numerose tangenti, ottenne lo status di metropolia. Fu durante questo periodo che i principi di Mosca iniziarono a diffondere l’idea della speciale esclusività e legittimità del Patriarcato di Mosca. Ma ciò venne ostacolato dall’esistenza del metropolita di Kyiv che, come sappiamo, risale al 988, quando il cristianesimo arrivò a Kyiv. La distruzione e la sottomissione della Chiesa ortodossa ucraina diventarono l’obiettivo principale dei sacerdoti di Mosca.

Il trattato del 1654 tra l’Ucraina e il principato di Mosca non prevedeva modifiche allo status canonico del metropolita di Kyiv. I termini del contratto confermarono e garantirono la conservazione dei diritti di proprietà del clero ucraino per il futuro. Nonostante ciò, Mosca comminò tentativi di annessione della Chiesa ucraina.


I metropoliti di Kyiv si rifiutarono di riconoscere il potere del Patriarca di Mosca su di loro, sostenendo la conservazione del legame canonico con Costantinopoli.

Nel 1686, il patriarca di Mosca e l’Hetman ucraino Ivan Samoilovich inviarono un’ambasciata congiunta a Costantinopoli e lì, per 200 monete e 120 pellicce di zibellino, il patriarca Dionisio IV di Costantinopoli firmò un atto sul trasferimento del metropolita di Kyiv sotto alla sovranità del patriarca di Mosca.


La Chiesa ortodossa di Mosca non rispettò le condizioni stabilite nell’atto, di conseguenza l’elezione del metropolita passarono nelle mani del Sinodo russo, e i privilegi del metropolita di Kyiv vennero annullati. La stessa metropolia cessò di esistere come unità ecclesiastica.

Poco a poco, le caratteristiche del canto ecclesiastico ucraino, la pronuncia ucraina dei testi liturgici e la stampa ucraina dei libri di chiesa furono ampiamente livellate.

Da allora, la metropolia ucraina perse la maggior parte delle sue chiese e dei suoi monasteri, tra cui il Kyevo Pečers’ka Lavra.

Dopo molti secoli di sottomissione all’oppressione dell’impero russo, la Chiesa ortodossa ucraina si ritrovò di fronte a un altro male: la realtà sovietica. Come sappiamo, i comunisti dichiararono la religione “l’oppio dei popoli” e contemporaneamente una guerra contro la chiesa.


Nel 1921 il Patriarca di Mosca abolì l’autonomia della Chiesa ucraina e stabilì per essa lo status di esarcato.

Nel 1925, il patriarca Tikhon di Mosca morì in circostanze misteriose. Il nuovo Patriarca non fu eletto. La Chiesa ortodossa russa si stava trasformando in una metropolia tagliata fuori dal mondo. Quattro anni dopo, nel 1929, l’URSS dichiarò guerra a tutte le forme di religione. Le chiese vennero distrutte in massa. In particolare, nel 1931, un’esplosione distrusse una delle più grandi chiese di Mosca: la Cattedrale del Cristo Salvatore.

Infine, durante il grande terrore del 1937, le autorità sovietiche decapitarono completamente la Chiesa ortodossa. Nonostante questo, la maggioranza dei cittadini dell’URSS continuò a considerarsi religiosa.


Nel 1943, Stalin decise di restaurare la chiesa, ritenendo che sarebbe stato utile durante la guerra. A tarda notte, il 4 settembre, i resti della sommità della chiesa furono portati al Cremlino. Stalin acconsentì facilmente a tutte le richieste del clero, perché da lì in poi, la Chiesa ortodossa russa entrò a far parte del meccanismo statale.

Contemporaneamente, l’Unione Sovietica cercò di distruggere le cosiddette “chiese nazionali”, e l’Ucraina in questo senso era un territorio molto problematico. Dopo tutto, qui c’era una chiesa greco-cattolica ucraina. Negli anni ’20, e successivamente durante la seconda guerra mondiale, esisteva anche la Chiesa ortodossa ucraina. I funzionari sovietici utilizzarono la Chiesa ortodossa russa e i suoi sacerdoti/agenti del KGB a questo scopo.

Per quanto riguarda il Kyevo Pečers’ka Lavra, durante il periodo del potere sovietico, interruppe le sue attività due volte. Il monastero fu chiuso per la prima volta nel 1930 e i monaci furono repressi. Stranamente, i servizi furono ripresi durante l’occupazione tedesca nel 1941. Le autorità comuniste chiusero il Lavra per la seconda volta all’inizio degli anni ’60.

Soltanto nel 1988, in occasione della celebrazione del 1000° anniversario del Battesimo della Rus’ di Kyiv, l’attività del monastero furono riprese.


Dal 1988, nel Kyevo Pečers’ka Lavra era presente la chiesa ortodossa ucraina. Nel 1992, da Mosca arrivarono a Kyiv richieste di consegnare il Lavra al Patriarcato di Mosca sotto la minaccia dell’allora presidente Boris Eltsin: “chiudiamo il rubinetto” (il famoso ricatto del gas, lo stesso utilizzato attualmente dalla Federazione Russa). Quindi, il presidente Leonid Kravchuk si arrese alla pressione di alcuni ministri e del capo dell’SBU (servizio di sicurezza) e decise di lasciar entrare al Lavra i preti di Mosca.

Fu così che nel 1992, l’allora leadership politica ucraina, permise a un intero treno carico di sacerdoti di Mosca di entrare a Kyiv; molti di questi erano al servizio della Federazione Russa, e presero il controllo del Lavra, del Convento Pokrovsky, del Convento Florivsky a Podil e di molte altre chiese con metodi razziatori.


Da allora, il Patriarcato di Mosca governa il Lavra e anche ora, durante la guerra su vasta scala tra la Federazione Russa e l’Ucraina, prega per la vittoria di Mosca.

Quest’anno fino al 31 dicembre 2022 le due chiese più grandi del Lavra (della Dormizione e del Refettorio) erano affittate dalla chiesa Ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca. Scaduto il termine, le chiese sono state restituite allo Stato.


Parallelamente a questo ritorno storico, è in corso un’indagine sui legami tra la chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca e lo Stato della Federazione Russa. Dai primi di dicembre, le perquisizioni dell’SBU (Servizio di sicurezza) nei monasteri hanno dato risultati eclatanti, con il ritrovamento di soldi, simboli russi, libri e volantini anti-ucraini da distribuire attraverso la rete delle loro chiese.


Come vedono queste verifiche gli ortodossi ucraini? Risponde padre Ivan Ruzhitsky, prete del patriarcato di Costantinopoli, profugo originario di Kyiv: “Prego per l’unità dell’ortodossia ucraina. Mi addolora che Mosca cerchi in tutti i modi di spezzare questa unità, sfruttando la loro rete di chiese per far propaganda. Calunniando i vertici e i fedeli della Chiesa ucraina ortodossa del patriarcato di Costantinopoli, la chiesa russa insiste nel dire che i fedeli ortodossi ucraini siano loro fedeli. Eppure, questi giorni di festa devono essere lieti: ringraziamo il Signore per tutto il bene che ci da.”


Ora il territorio del Lavra è diviso fra passato e presente, fra l’indipendenza e l’affiliazione, ma è stato fatto un passo importante per l’affrancamento dall’influenza di Mosca. Augurando “Buon Natale” a chi festeggia oggi, speriamo che ulteriori passi verso l’indipendenza vengano fatti nell’anno nuovo!


di Natalia Lykhach

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