La vita artistica di Mario Salis inizia nella seconda metà degli anni Settanta, a Roma. Lui, di anni, ne ha ventuno, e sono i tempi eroici della contestazione. Nel 1977 e nel 1978 ogni giorno accade una cosa strana: alle cinque del pomeriggio le piazze del centro della Capitale – Campo De Fiori e Farnese, Santa Maria in Trastevere ma soprattutto piazza Navona – si popolano di giovani contestatori zazzeruti e variopinti. I sagrati delle antiche chiese, le panchine, le scalinate, le fontane, tutt’a un tratto vengono invase da capannelli di ragazze e ragazzi, per lo più estremisti di sinistra, armati dei loro testi sulla Rivoluzione, o di semplici vagabondi hippies dediti al culto pacifico della ganja, che si appostano e stanziano nei luoghi elettivi dell’Arte Sacra e del Barocco fino a notte tarda.
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