Nel 1994 venne firmato l'accordo con Usa, Russia e Regno Unito. Trent'anni dopo è carta straccia
Nel 1994, poco dopo il crollo dell'Unione sovietica, in Occidente aleggiava un fantasma. O meglio un incubo. Era la paura che i brandelli di arsenale nucleare finiti nelle mani di nuovi stati e governi potessero diventare fuori controllo. Usa e Regno unito ottennero dall'Ucraina da poco indipendente lo smantellamento delle proprie testate. In cambio, insieme alla Russia, si fecero garanti dell'indipendenza e dell'integrità territoriale del Paese. Meno di trenta anni dopo, quegli accordi si sono rivelati carta straccia.
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Quell'accordo prese il nome di "Memorandum di Budapest" e venne firmato il 5 dicembre 1994. Con questa intesa l'Ucraina accettava di smaltire l'enorme scorta di armi nucleari che aveva ereditato in seguito alla dissoluzione dell'Urss, aderendo al trattato di non proliferazione delle armi nucleari. Le testate nucleari (1.900) furono di conseguenza inviate in Russia per lo smantellamento nei successivi due anni. In cambio, l'Ucraina aveva ottenuto (il passato a questo punto è d'obbligo) garanzie da Russia, Stati Uniti e Regno Unito, successivamente anche da Cina e Francia, per la sua sicurezza, indipendenza ed integrità territoriale.
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Nel dettaglio secondo il memorandum, la Russia, gli Stati Uniti e il Regno Unito concordano, in cambio dell'adesione dell'Ucraina al trattato di non proliferazione delle armi nucleari e del trasferimento del suo arsenale nucleare in Russia a rispettare l'indipendenza e la sovranità ucraina entro i suoi attuali confini; astenersi da qualsiasi minaccia o uso della forza contro l'Ucraina.
Inoltre si astengono dall'utilizzare la pressione economica sull'Ucraina per influenzare la sua politica; chiedere l'approvazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite se vengono usate armi nucleari contro l'Ucraina e astenersi dall'usare armi nucleari contro l'Ucraina.
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Durante la crisi di Crimea del 2014, l'Ucraina ha fatto riferimento proprio a questo trattato per ricordare alla Russia che si è impegnata a rispettare i confini ucraini e agli altri firmatari che ne sono garanti e gli Stati Uniti che hanno sostenuto che il coinvolgimento russo viola i suoi obblighi nei confronti dell'Ucraina ai sensi del Memorandum di Budapest e in palese violazione della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina.
«L'Ucraina è l'unica nazione della storia che ha rinunciato ad un arsenale nucleare, che nel 1994 era il terzo più grande del mondo, con le garanzie di Usa, Regno Unito e Russia. Dove sono queste garanzie? Noi ora siamo bombardati ed uccisi». Così, mentre l'armata russa iniziava l'invasione dell'Ucraina, il deputato ucraino Alexey Goncharenko, ai microfoni di Fox News, ricordava che Kiev - contrariamente a quanto suggerito da Vladimir Putin e la sua macchina della propaganda che ora insinua che Kiev starebbe preparando una "bomba sporca" da usare contro la Russia - ha scelto 30 anni fa la via della denuclearizzazione. Dopo aver ottenuto l'indipendenza dall'Urss, il 1 dicembre 1991, l'Ucraina si ritrovò infatti nella posizione di terza maggiore potenza nucleare mondiale, con circa 3mila testate nucleari tattiche e 2mila testate strategiche, secondo i conteggi della Federation of American Scientists. Praticamente un terzo dell'arsenale nucleare sovietico era rimasto sul territorio ora diventato ucraino.
La Russia di Putin era stata dichiarata in violazione del Memorandum già nel 2014 al momento dell'invasione e poi annessione della Crimea. Per tutta risposta il presidente russo allora affermò che considerava non più valido l'accordo. Ed ora per giustificare la nuova aggressione all'Ucraina da giorni, insieme alla sua macchina della propaganda, continua a sostenere che l'Ucraina sia ancora in possesso di tecnologia nucleare sovietica e che la voglia usare per creare armi atomiche, magari bombe sporche da usare contro la Russia. «È una grande tragedia che Putin sia così preso dalle sue rivendicazioni che non ricorda quanto abbiamo lavorato insieme, americani, russi ed ucraini, per assicurare che lo smantellamento dell'arsenale nucleare sovietico non portasse alla creazione di tre nuove potenze nucleari», ha affermato nei giorni scorsi al New York Times Rose Gottemoeller, che è stata tra i negoziatori del New Start.
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